Curare le ferite con il miele

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Curare le ferite con il miele

L’utilizzo del miele risale alla preistoria. Già ottomila anni fa abbiamo prove dell’uomo, intento a raccogliere il miele dalle arnie. Le sue propietà nutrizionali e anche spirituali sono state apprezzate e utilizzate dalle culture antiche di tutto il mondo. Considerato il cibo preferito degli dei dell’Olimpo per gli antichi Greci, un elisir di bellezza per Cleopatra, il miele ha continuato a ricoprire un ruolo importante nella vita dell’uomo. Il segreto di latte e
miele come rimedio per una pelle perfetta era noto già ai tempi degli antichi egizi. Anche ai tempi nostri il miele viene spesso utilizzato come ingrediente in cosmetici e altre preparazioni per la pelle. Ricerche recenti hanno svelato che oltre ad essere un elisir di bellezza, il miele è particolarmente adatto anche per trattare ferite e ustioni. Numerosi
studi clinici hanno dimostrato che l’applicazione del miele sulle ferite cutanee può cancellare rapidamente l’infezione, ridurre il dolore e migliorare la guarigione dei tessuti.

Per capire il meccanismo d’azione del miele nella guarigione delle ferite dobbiamo risalire all’ambiente dove viene prodotta. All’interno dell’alveare, con una temperatura di 37°C e una elevata densità di api, le infezioni e  contaminazioni batteriche possono nuocere la vita delle api. Perciò, questi piccoli animali, per proteggere il loro miele, aggiungono particolari enzimi, riducono la quantità d’acqua rendendolo denso, carico di zuccheri e acido in modo che possa essere il più inospitale possibile per la crescita di un microorganismo.

Tra gli enzimi, uno degno di nota è il glucosio ossidasi, che protegge il miele dalla proliferazione batterica nel periodo della sua trasformazione. Questo enzima rimane dormiente ma si attiva nel miele diluito formando piccole quantità di perossido di idrogeno, chiamato acqua ossigenata, spesso usato per disinfettare piccole ferite. Perciò, possiamo
trovare nel miele l’effetto antibatterico e antimicrobico senza ricorre a prodotti chimici.
L’altro aspetto interessante è la densità elevata del miele che fa l’effetto scudo attorno alla ferita. Inoltre, la sua acidità aumenta il rilascio di ossigeno portato dal sangue nella zona della ferita. Infine sappiamo che il miele stimola la crescita di cheratinociti (le cellule dell’epiderma), la formazione di nuovi capillari e rimodella la struttura della
pelle per un effetto cicatrizzante a livello della ferita. Tutto ciò lo rende un vero alleato nel trattamento di piccole ustioni, lesioni, ferite, ulcere, anche diabetiche, forfora, dermatiti da pannolino e psoriasi.

Il miele per essere efficace deve essere grezzo e conservato al buio, al riparo da fonti di calore. Si può usare una fasciatura impregnata di miele e applicarlo direttamente sulla cute. L’area da trattare deve essere lavata con acqua sterilizzata o con una soluzione salina e se serve, pulita a fondo con acqua ossigenata. Ricordiamo anche che il
bendaggio o l’applicazione cutanea va cambiata al mattino e alla sera prima di andare a letto, o più spesso a seconda della gravità della ferita o della bruciatura fino a 4 volte al giorno.

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